Una trozzula

(Mancano) venti ore.

Neuroni come gomma bruciacchiata.

Sta per partirmi un ictus, ma minimizzo la cosa, chè il tempo è prezioso.

Qualcuno che, come da un’altra dimensione, lancia un sasso. Si è ricordato che c’è un ventiquattro in ballo. La massima prevedibilità che si capovolge in trillo squillante merita almeno un minuto di raccoglimento. In poesia.

Un posto che tecnicamente non sarà mai mio. Guadagnarsi un colloquio, in qualche modo, nonostante questo.

Busserò a tutte le porte, e se non basterà ne costruirò delle altre. Sfumerò la voce, e l’impazienza, e le notti. La mia ombra può cambiare forma: dammi solo il tempo di un brainstorming con me stessa.

Venti ore. Ormai anche qualcosa di meno.

Fuori dalla mia orbita qualcosa si muove. Sta per colpirmi.

28 pensieri su “Una trozzula

  1. ahia. speravo che non fossi ubicata in quella città 🙂
    la non stanchezza può essere o la fibra forte, o la tensione nervosa che rende possibile ogni cosa. in entrambi i casi direi non male!

  2. Vi ero ubicata solo oggi e, prossimamente, ci dovrò tornare per la ripresa delle lezioni universitarie. Io spero che sia la prima possibilità, ma non ti nascondo che, ogni tanto, mollavo guardandomi intorno.

  3. “guardarsi intorno.” tornano da giorni queste parole. buffo.
    ho usato la stessa espressione parlando con un mio caro amico, per suggerirgli di “andare oltre”, ed io stessa mi sorprendo spesso, un po’ quindicenne, a “guardarmi intorno” 🙂

  4. no, giuro che non ho consultato la Madre di Tutte le Risposte.
    Niente oracoli googleani.
    Così intuito onomatopeico.
    Lo spaccachianche invece so solo che ha un nome bellissimo.
    Un po’ come la “littorina” che non è un gioco ma quasi

  5. in bocca al lupo per l’esame. io stetti male per l’unico esame che cercai di dare pur sapendo che non lo avrei sostenuto e infatti fu così, mi presentai perchè dovevo dire che mi ero presentato, poi tornai a casa e lasciai l’università dopo 6 anni. robe di quasi 15 anni fa ormai.

  6. molto simpaticamente il prof mi ha tolto anche la pelle, ma gli ho tenuto testa, e per fortuna è andato bene.

    eppoi avrei bisogno di piangere, e urlare. mi sono impedita finora di piangere quel 27 aprile e quei due 12.

    ma non ci riesco .

    1. Ne hai bisogno davvero? Magari ti sembra di non riuscirci perchè probabilmente non serve più. Probabilmente stai guarendo, anche se credo ci riuscirai e sarà liberatorio.

      1. sai cosa? quando ti piomba in testa un uragano, ma nel frattempo ci sono delle priorità che ti obbligano ad essere presente a te stessa, devi impacchettarti la pancia perchè non dia noia. ma poi evidentemente arriva il momento in cui la pancia ti chiede conto. la vita risputa sempre in faccia quello che non si è digerito o si è mal digerito, perlomeno, a me sta risputando tutto ciò che aveva svicolato finora.

        (grazie! ora riprende la lotta matta e disperatissima con il mondo del lavoro. aiuto)

      1. Quando parli delle cose maldigerite o nientaffatto digerite. Vorrei, almeno, quando me le risputera’, coprirmi la faccia.

  7. altro che S. Lorenzo, sto vedendo certe stelle da un paio di mesi … !
    però la cosa buona è che, guardandoti intorno, capisci che il fatto che la vita ti ri – sputi delle cose, non è una faccenda “personale”. semplicemente, capita quando si lascia irrisolto qualcosa. e io mi ero lasciata alle spalle un conto così salato, che ora gli interessi che la vita mi sta facendo pagare mi sembrano da usura 😛

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